giovedì 12 novembre 2009

LO STACCO


Presentato al Senato il DDL sulla durata dei processi.
Previsto un massimo di due anni per ogni grado di giudizio pena prescrizione dei reati.
Non sembrano ipotizzabili incentivi per gli straordinari.

1 commento:

Unknown ha detto...

Non si può costringere un organo giudicante ad emettere sentenza allo stato degli atti se la procedura di legge non è conclusa.
Il problema è come assicurare una ragionevole durata del processo come previsto dalla Costituzione e dalle convenzioni europee. La soluzione nello snellire le attuali procedure, lunghe ed ipertrofiche.
Mi spiego. L'attuale codice di procedura penale ha adottato il sistema accusatorio, di stampo anglosassone, con forte connotazione garantista sia nella fase delle indagini preliminari che nel giudizio gravandoli di plurimi adempimenti. Alcuni ragionevoli, altri inutilmente lunghi e defatiganti . Cito, a titolo di esempio, la disciplina delle notificazioni che non sempre consente di avvalersi dei moderni strumenti informatici. Il principio della immutabilità del giudice per cui se un magistrato si ammala o viene trasferito bisogna ricominciare da capo.L'aver introdotto la fase dell'avviso di chiusura indagini che serve solo a far ritardare il rinvio a giudizio.Altri intoppi tecnici ( di cui non parlo perché complessi) sono stati introdotti nel ventennio berlusconiano che non bramava far pervenire a conclusione i processi, sopratutto i suoi.Ricordate le leggi "ad personam "? Ebbene, sono ancora lì.
Sopratutto bisognerebbe ,come sostenuto da più parti, eliminare il grado di appello che , a fronte di un giudizio di primo grado iper garantito ed esauriente nello svisceramento dei fatti, non ha più ragione d'essere essendo sufficiente l'eventuale vaglio di legittimità della Cassazione. Sarebbe altresì necessario aumentare il numero dei giudici , dei cancellieri e del personale amministrativo che versa in situazione disperata.
Così si abolirebbero i rischi di prescrizione. Ma i politici vogliono veramente questo ?
Giuseppe Orio